Sequitur regio quarta gentium vel fortissimarum Italiae. In ora Frentanorum a Tiferno flumen Trinium portuosum, oppida Histonium, Buca, Hortona, Aternus amnis. Intus Anxani cognomine Frentani, Carecini Supernates et Infernates, Iuanenses…(Pl. Nat. Hist. III, 106, ed. Einaudi).
Così Plinio descrive nella prima metà del I. sec. d. C. una parte dell’odierno Abruzzo costiero ed interno. Dopo aver citato Anxani cognomine Frentani, ricorda i Carecini Supernates et Infernates, Iuanenses. Questi ultimi sono gli abitanti di Iuvanum, municipio romano situato attualmente nel territorio di Montenerodomo.
I Carecini Supernates et Infernates erano le popolazioni di etnia sannitica che abitavano la regione dove poi si formerà l’abitato di Civitaluparella. La storiografia ufficiale propende ad identificare i Carecini Infernates con il sito di Piano la Roma presso Casoli (Cluviae) ed i Supernates con gli abitanti di Iuvanum.
Nel territorio comunale di Civitaluparella si ha notizia di vari ritrovamenti, tra l’altro non tutti ben documentati, tra cui il più notevole è certamente una falera, cioè un disco bronzeo a motivi geometrici, conservato nel Museo Archeologico di Chieti. L’oggetto (inv. 4407) è un ornamento femminile (diam. cm. 22) con una decorazione a traforo punzonata proveniente indubbiamente da una tomba.
Più di recente, ad opera del prof. Di Fraia dell’Università di Pisa, sono oggetto di studio nel territorio civitese innumerevoli testimonianze di un passato molto più antico delle tribù sannitiche e, per certi aspetti, anche abbastanza posteriore. Nel 2006 erano state rinvenute dal prof. A. Manzi, in loc. Coste della Taverna (e non Pastine) una figura antropomorfa e forse tre altre figure geometriche; alla base di esse un masso abbastanza levigato, alla cui estremità orientale si notano due piccole croci ed un cerchio con una “X” incisa; il masso (2.34 x 1.38) sarà stato oggetto probabilmente di un rito magico religioso di incubatio, non ignoto in Abruzzo, sul quale una persona sdraiata subiva una specie di sonno terapeutico. Per le caratteristiche tecniche e per la tipologia delle pitture il sito è databile tra il Neolitico e l’Età dei metalli.
Tra il 2008 ed il 2009 l’occhio attento ed acuto di Antonino Di Cicco ha consentito il ritrovamento di ulteriori incisioni rupestri in loc. Lisciarine, anch’esse ancora in fase di studio, perché si alternano elementi preistorici a simboli abbastanza recenti anche agro pastorali e religiosi.
Bibliografia: L. Franchi Dell’Orto – A. La Regina, Culture adriatiche antiche d’Abruzzo e di Molise, Roma, 1978.